Monumento al generale Galvaligi

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Nell'unica piazza del paese, nelle vicinanze della chiesa parrocchiale, è situato il monumento al generale dei Carabinieri Enrico Riziero Galvaligi, ucciso a Roma dalle Brigate Rosse il 31 dicembre 1980, mentre rincasava dalla santa messa.
Il 31 ottobre 1981 contestualmente all'intitolazione della piazza, avvenne l'inaugurazione del monumento a lui dedicato.
Le celebrazioni ebbero inizio con una messa di suffragio nella chiesa parrocchiale, di fronte ad una folla di cittadini e amici. In quell'occasione giunse da Roma una lettera del presidente della Repubblica Sandro Pertini, che si complimentò per l'importanza dell'iniziativa: "Esprimo viva e sincera adesione alla nobile iniziativa con la quale il Comune di Brinzio ha inteso onorare la figura e il sacrificio di Enrico Galvaligi. Nel ricordo del valoroso ufficiale invio il mio commosso pensiero a familiari associandomi alla cittadinanza ed a tutti i presenti in un rinnovato comune impegno di intransigente difesa delle istituzione repubblicane."
Il monumento è formato da due lapidi in granito e sculture bronzee: nella parte superiore vi è l'opera dello scultore Ornati, raffigurante il generale, sotto gli emblemi dell'Arma dei Carabinieri e l'iscrizione: «A Enrico Riziero Galvaligi, generale dei Carabinieri, 1920 - 1980». Sulla lapide inferiore invece è presente una scultura, contornata dall'epigrafe: «Dalla terra che amasti».

Chi era il generale Galvaligi
Riziero, così veniva chiamato in paese, nacque a Solbiate Arno (VA) l'11 ottobre 1920. Suo padre, Paolo aveva sposato una donna di Brinzio. Dopo essersi diplomato all'Istituto magistrale di Varese, Riziero decise di intraprendere la carriera militare ed all'età di 22 anni, entrò a far parte dell'Arma dei Carabinieri. Durante la seconda guerra mondiale combatté in Grecia, dove in maniera eroica salvò la vita ad un comandante dei Carabinieri. Dopo l'8 settembre 1943 decise di non aderire alla Repubblica Sociale e fu arrestato dai tedeschi. Riuscì a sfuggire dalla prigione pochi giorni prima della deportazione in Germania.
Egli ritornò quindi nella zona delle prealpi varesine, dove iniziò ad operare come partigiano. Proprio nel nostro paese conobbe la moglie Federica, di origini bolognesi, sfollata dall'Emilia con i suoi familiari e nella sua casa, situata in centro paese, in Via Vittorio Veneto, Riziero veniva a trascorrere i momenti di riposo dal lavoro.
Nel 1949 conobbe a Roma Carlo Alberto Dalla Chiesa, del quale diventò buon amico. Durante gli anni '50, '60 e '70 Galvaligi operò a Roma, a Palermo e a Torino e poi di nuovo a Roma, collaborando spesso con Dalla Chiesa e crescendo continuamente di grado fino a raggiungere il grado di generale. Dalla Chiesa lo nominò infine responsabile del Coordinamento dei Servizi di sicurezza per gli istituti di prevenzione e pena, il rischioso incarico che lo condusse alla morte. Questa mansione consisteva infatti nell'assicurare la sorveglianza delle carceri di massima sicurezza dove erano detenuti i più pericolosi terroristi d'Italia, tra cui i penitenziari di Trani, Fossombrone, l'Asinara, Nuoro e Cuneo.
Nel dicembre del 1980 Galvaligi si occupò di dirigere da Roma un'operazione delicata: in seguito a una rivolta scoppiata nel carcere di Trani per mano di alcuni esponenti dell'eversione armata e ordinò ai GIS dei Carabinieri, di fermare la sommossa con un blitz senza spargimento di sangue.
I terroristi decisero di vendicare quella sconfitta e di attaccare l'importanza simbolica dell'incarico che ricopriva. Il 31 dicembre 1980, Galvaligi fu ucciso nel suo palazzo a Roma da due terroristi delle Brigate Rosse, Remo Pancelli e Pietro Vanzi.
Oltre alla moglie Federica, Riziero lasciò anche l'amato figlio Paolo, che era entrato da pochi anni a far parte dell'Arma.

Fonte: Proloco Brinzio

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Il monumento al generale Galvaligi
Il monumento al generale Galvaligi 1
L'inaugurazione del 1981
L'inaugurazione - del 1981
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