Il laghetto

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Il laghetto di Brinzio, situato nella zona orientale del territorio comunale, è un piccolo bacino lacustre esteso su una superficie di circa 0,15 kmq e profondo mediamente attorno ai 3,5 m. Certamente si tratta di uno dei luoghi di maggior bellezza ed interesse del paese: è infatti stato dichiarato riserva naturale orientata del Parco regionale Campo dei Fiori.
Il lago è alimentato da tre immissari principali: i torrenti Rio di Brinzio, Buragona e Intrino, oltre che da alcune sorgenti che sgorgano direttamente nel bacino, nella parte più orientale. Le acque defluiscono poi nell'emissario, il rio Brivola, il cui breve corso si conclude poco meno di un km a valle, con l'affluenza nel torrente Valmolina.
Nel corso del tempo, varie ipotesi sono state formulate sulla genesi del laghetto. Tra le più accreditate vi era l'idea secondo la quale il bacino fosse un antico cratere di vulcano ormai inattivo, riempitosi progressivamente d'acqua. Effettivamente il vicino monte Martica, composto quasi unicamente da porfido, evidenzia come in tempi antichissimi l'area brinziese fosse effettivamente vulcanica. Tuttavia non era questa la vera origine dello specchio d'acqua: nell'epoca nota come Pleistocene (tra 2,58 milioni di anni fa e 11.700 anni fa) i ghiacciai alpini estesero più volte le loro lingue nelle valli prealpine, colmandole fino a 900-1000 metri di quota. Nell'ultima di queste avanzate, avvenuta nel corso della glaciazione del Wurm (che ebbe il suo picco circa 18.000 anni fa) un ghiacciaio disceso dalla valle del Ticino invase la vallata brinziese, trasportando con sé massi ed ingenti quantità di detriti. Quando le temperature si rialzarono, il ghiacciaio si ritirò, lasciando sul posto i materiali di cui sopra, che furono presto soggetti ad erosione: le acque dell'Intrino e degli altri corsi d'acqua che scendevano dal Campo dei Fiori cominciarono quindi a trasportare grandi quantità di sedimenti, depositandoli a valle e andando a formare i cosiddetti conoidi di deiezione (che corrispondono ai prati ove oggigiorno si batte la pista di sci di fondo); tali strutture sbarrarono il torrente Brivola: le acque ristagnarono e nacque così il laghetto di Brinzio.
Fino al XIX secolo l'unico vero immissario del lago (al di là delle risorgive interne) era il Rio di Brinzio, che scorre dalla Motta Rossa. Nel 1800, forse proprio per meglio alimentare il laghetto (oppure per ridurre il rischio di inondazioni), si decise tuttavia di deviare il percorso del torrente Intrino (che fino a quel momento sfociava nel rio Brivola presso il lavatoio comunale. Tale intervento certo garantì una migliore alimentazione idrica al bacino, ma causò anche un'accelerazione del processo di interramento, dato che il torrente trasportava abbondanti sedimenti.
Nel secondo dopoguerra il fenomeno fu aggravato dall'apertura della cava di porfido sul monte Martica: l'erosione della nuda roccia aumentò i detriti trasportati dal Rio di Brinzio, che si sedimentavano sul fondo del lago.
Per limitare questo fenomeno, a fine anni '90 la direzione della cava realizzò delle vasche di decantazione alla base degli scavi, in grado di ridurre il problema. Oggigiorno la cava non è più attiva, e la ripresa della vegetazione contribuisce ulteriormente a ridurre il dilavamento della roccia.
Nell'ultimo trentennio del XX secolo l'aggravarsi del processo di interramento spinse la Provincia di Varese ad intervenire, finanziando un'operazione di dragaggio a metà anni '90. Non bastò: un rilievo batimetrico eseguito nel 2003 mostrò che nel settore ovest del bacino la profondità massima dell'acqua era di appena 70 cm: in aggiunta, i detriti avevano formato una specie di isolotto di fronte alla foce dell'Intrino e la vegetazione acquatica (ninfee e canne palustri) proliferava senza controllo. Nel giro di un anno partì quindi un progetto di ampio respiro: nella valle dell'Intrino furono consolidate le aree a rischio frana o erosione, furono create dighe e filtri per far sedimentare i detriti trasportati dall'acqua. Parallelamente si asportò molta vegetazione palustre dal laghetto, il cui fondo fu dragato.
Il laghetto e i dintorni sono uno scrigno di biodiversità di inestimabile ricchezza. Nelle sue acque cristalline (che non sono navigabili, né balneabili) abitano molteplici specie ittiche, tra le quali varie specie di trote, lucci, tinche ed anche spugne di acqua dolce. Contrariamente a quanto accade in altri specchi d'acqua, la fauna non è stata intaccata da specie "aliene": non sono infatti presenti gamberi alloctoni, pesci gatto o i famigerati siluri. Tanta è la ricchezza ittica che nel bacino centrale del lago, in alcuni periodi dell'anno, è possibile pescare: per farlo occorre ottenere la licenza e iscriversi all'Associazione Pescatori Dilettanti Brinzio.
Tra gli anfibi troviamo la salamandra pezzata, il tritone crestato e punteggiato, il rospo comune (che trova qui il suo sito di riproduzione), varie specie di rana (verde, agile, temporaria, montana, di lataste). Nutrita è anche la presenza di rettili (ramarro, lucertola, orbettino, biacco, saettone, natrice e vipera) e anche quella degli uccelli (sulle sponde nidificano germano reale, airone cinerino, gallinella d'acqua, porciglione, martin pescatore e ballerina gialla).
La vegetazione circostante è altrettanto ricca (oltre 181 specie di piante censite) e tipica dei bacini lacustri di media montagna: canne palustri, ninfee, salici, cladieti, boschi di latifoglie, frassineti, prati magri e selve di ontano nero. Non mancano tuttavia specie rare e anche insolite per questo ambiente: felce palustre, aglio angoloso, carice a spighe ravvicinate, valeriana palustre, senecione dei fossi, ontano bianco e camenèrio.

Fonte: Proloco Brinzio

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Il laghetto nel 1929
Il laghetto in inverno
Il laghetto in autunno